Le giunzioni articolari sono i punti del corpo in cui le ossa vengono a contatto.
Parliamo di una delle aree anatomiche più complesse. Le articolazioni, non a caso, assolvono una delle funzioni fisiologiche più importanti: il movimento.
Proprio per questo la loro corretta funzionalità deve essere garantita: mantenere le articolazioni in salute non è solo importante, ma è anche necessario.
La natura, in parte, soddisfa da sé tale compito, tramite la secrezione del liquido sinoviale che svolge un’azione lubrificante, regolando l’attrito fra ossa e cartilagini. Questo meccanismo biologico, tuttavia, viene meno col passare del tempo. Nascono così i tanto temuti dolori articolari.
Per una serie di cause interconnesse (vita sedentaria, aumento del peso, comparsa di patologie degenerative, ecc…), la sofferenza osteo-articolare può pure cronicizzarsi, diventando persistente. Ciò avviene di frequente negli anziani, come conseguenza del processo di invecchiamento.
Tra le regioni maggiormente soggette a sintomatologia dolorosa derivante da disturbi di natura articolare vi sono certamente spalle, gomiti e ginocchia.
Quando si ha a che fare con simili problematiche, il primo consiglio da seguire è quello di sottoporsi ad una visita specialistica, in modo da “scattare” una perfetta fotografia della situazione.
Grazie al consulto medico, spesso si scopre che il dolore non è che il risultato di una patologia muscolo-scheletrica, in genere l’artrosi o l’artrite (ad esempio, quella reumatoide).
L’artrosi è una malattia frequente negli adulti di età superiore ai 40 anni e provoca dolori persistenti. Progredisce lentamente e tende a colpire polsi, anche e ginocchia. Il dolore dovuto all’artrosi deriva da una lesione della cartilagine, lo strato protettivo delle regioni articolari.
L’artrite reumatoide, al contrario, colpisce appena l’1% della popolazione. Si tratta di una patologia infiammatoria caratterizzata da un’effettiva compromissione delle articolazioni interessate. Il suo sintomo distintivo è la rigidità a livello articolare.
Una delle metodiche più efficaci che la scienza identifica per contrastare i disturbi dell’apparato osteo-articolare è sicuramente la Magnetoterapia pulsata.
La magnetoterapia è una pratica riconosciuta dalla gran parte comunità medica che sfrutta i benefici dei campi magnetici sul potenziale di membrana cellulare. Il trattamento può essere svolto in assoluta autonomia e non comporta rischi per la salute: l’impiego dei campi magnetici è di fatto privo di controindicazioni, ad eccezione dei portatori di pace-maker e le donne in stato di gravidanza. La magnetoterapia CEMP dona nuova energie alle cellule, ripristinando la loro carica vitale. Uno strumento utile per contrastare le principali problematiche che coinvolgono le articolazioni.
Uno studio dello IES (Institute for Employment Studies), prestigioso centro studi inglese, mette nero su bianco un timore che molte persone stanno ormai constatando da sé. Con il mantenimento della quarantena, lo stop forzato vissuto al tempo dello smart working comincia a creare disagi: la dieta peggiora, le preoccupazioni aumentano…e il fisico ne risente!
Due mesi di lockdown possono compromettere il benessere di chi è costretto a rimanere in casa per frenare il contagio del virus. I soggetti più a rischio, da questo punto di vista, sono gli adulti con problemi pregressi di salute, in particolare coloro che sono affetti da patologie osteoarticolari. Principale imputato dell’acutizzarsi dei reumatismi è il lavoro domiciliare improvvisato, che sta procurando a milioni di italiani un’impennata di mal di schiena.
LA QUARANTENA E IL SISTEMA MUSCOLO-SCHELETRICO
Alla fine di questa lunga quarantena le colonne vertebrali potrebbero subire danni significativi. «Utilizzare ogni giorno postazioni di lavoro improvvisate può scatenare tutta una serie di sintomi e disturbi che da acuti possono diventare cronici» – ha dichiarato al quotidiano “Il Messaggero” Gianpaolo Ronconi, responsabile dell’Unità Degenza e Servizi di Riabilitazione della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma – «Senza contare poi lo stress e l’ansia di questo periodo difficile, che molto spesso si somatizzano sulla schiena, causando dolore»
Il principale problema rilevato dagli scienziati è l’utilizzo di strumenti inadeguati a un certo tipo di utilizzo (scrivanie scomode e sedie poco ergonomiche), così come la mancanza di una postura corretta. «Alla fine si rischia una limitata mobilità articolare, oltre dolore a livello del rachide lombo-sacrale, che si irradia anche agli arti inferiori, e contratture muscolari» – conclude Ronconi.
CONSIGLI PER UN LAVORO DAVVERO SMART
Oltre a dotarsi delle attrezzature idonee al nuovo contesto, è bene impegnarsi a non rimanere eccessivamente seduti. Bisognerebbe infatti distendere gli arti almeno una volta all’ora e dedicare dieci minuti di tempo a semplici esercizi di stretching. Fare attività fisica fra le mura domestiche risulta fondamentale per mantenere un buon tono muscolare e non sovraccaricare la schiena, evitando disagi ulteriori.
IL LOCKDOWN E GLI ANZIANI: RISCHI E PERICOLI
Ma a soffrire maggiormente di questo prolungatissimo periodo di totale inattività sono pure gli anziani, ai quali è stato impedito per troppo tempo di sgranchirsi le articolazioni, a beneficio del miglioramento della circolazione sanguigna. Ora che il blocco pare essersi allentato, diventa per loro necessario tornare presto in movimento, in modo da ridare elasticità a muscoli e articolazioni.
COME INTERVENIRE IN CASO DI DOLORI
In certi casi la ginnastica non è però sufficiente. In caso di dolori acuto e/o cronici un aiuto può arrivare dalla Magnetoterapia, metodica non invasiva che agisce direttamente sulla cellula con effetto antinfiammatorio. Si tratta di una terapia che può essere eseguita anche a domicilio, senza interrompere l’attività quotidiana. Si può effettuare con comodità, anche sopra i vestiti. Un rimedio pratico e privo di rischi per la salute contro i disturbi più frequenti.
Quello delle fratture è uno dei problemi più insidiosi che ci si trova ad affrontare superati i 65 anni d’età. Lo dimostrano le statistiche. La rottura dell’osso rientra infatti fra i maggiori rischi per la salute, e a livello individuale e dal punto di vista sociale.
Per i giovani, la frattura ossea rappresenta un evento relativamente innocuo. Diverso è il caso delle persone anziane, e degli adulti di sesso femminile in particolare, per le quali le conseguenze di un infortunio possono essere gravi e protrarsi a lungo.
Il motivo principale risiede nell’indebolimento strutturale delle ossa che ha luogo nell’anziano, un fenomeno fisiologico che può essere però favorito dall’osteoporosi. Si tratta di una malattia estremamente subdola, in quanto di fatto risulta “asintomatica”.
Un altro fattore determinante è costituito dalla riduzione della tenuta muscolare che si registra con l’invecchiamento. Un processo naturale aggravato dallo scarso movimento.
In un soggetto anziano, anche una semplice caduta può provocare danni rilevanti e sofferenze prolungate. Le fratture occorse influiscono poi su circolazione e pressione sanguigna, facilitando la formazione di piaghe da decubito causate dalla forzata immobilità.
Una corretta alimentazione e uno stile di vita sano (svolgendo, per esempio, sessioni di ginnastica leggera), possono fungere da naturale strumento di prevenzione, oltre a migliorare la salute di chi ne fa beneficio. Nel caso sopraggiunga una frattura, può essere utile invece far ricorso alla magnetoterapia, pratica terapeutica non invasiva ampiamente utilizzata per accelerare il processo di ricostruzione ossea.
Il vantaggio della magnetoterapia sta nell’esercitare un’azione antinfiammatoria e antidolorifica capace di contrastare i dolori acuti o cronici, derivanti da disturbi osteo-articolari, in modo non farmacologico. Un valido rimedio per combattere fratture e acciacchi quotidiani.
Non solo un grande fastidio; il mal di schiena può essere un rischio per la vita. È quanto emerge da un recente studio pubblicato sulla rivista European Journal of Pain e realizzato congiuntamente dai ricercatori delle Università di Sydney (australia) e di Odense (danimarca).
Secondo gli scienziati coinvolti nell’indagine, il comune mal di schiena (altrimenti noto come lombalgia) e i frequenti disturbi alla cervicale accrescerebbero del 13% il tasso di mortalità, favorendo l’insorgenza di patologie dell’apparato cardio-respiratorio come infarto e ictus.
Si tratta di una ricerca che rivoluziona l’approccio al dolore lombalgico. Sinora, si riteneva effettivamente che il mal di schiena rappresentasse solamente un fastidio, non certo un’effettiva minaccia. In realtà, il dolore alla colonna vertebrale (in special modo quello cronicizzato) può condizionare negativamente la salute della persona che ne viene colpita, compromettendone capacità funzionali e qualità di vita. La lombalgia, sotto questo profilo, interessa soprattutto i soggetti anziani, la cui struttura anatomica risulta indebolita dal trascorrere del tempo e dalla sedentarietà.
Lo studio evidenzia la necessità d’intervenire tempestivamente, e sopratutto con decisione, sulle patologie dolorose osteo-articolari, in modo da evitare rischi pericolosi. Una delle soluzioni più efficaci per porre in atto un’azione terapeutica efficace contro lombalgia e cervicalgia è quella di sottoporsi a cicli di magnetoterapia, una pratica scientificamente riconosciuta e clinicamente testata.
Una metodica, quella della Magnetoterapia, che trova sempre più conferme in ambito medicale, essendo impiegata nelle strutture di cura pubbliche e private. I vantaggi sono molteplici e vanno da un complessivo rafforzamento del sistema scheletrico alla diminuzione del dolore articolare, fino alla ricostruzione del tessuto osseo, con un’azione di contrasto dell’osteoporosi. Un trattamento non invasivo e di origine naturale per combattere i disturbi osteo-aticolari.
Il freddo, specie se accompagnato dalla tipica umidità del periodo autunnale, non piace alle nostre articolazioni. Una realtà nota a chiunque. Quello che non tutti sanno, però, è che tale fenomeno sia dovuto a una istintiva reazione del corpo, il quale, essendo portato a mantenere la propria temperatura intorno ai 36°, per ripararsi dal freddo proveniente dall’esterno tende fisiologicamente a contrarsi.
L’irrigidimento di muscoli e tendini favorisce l’insorgenza di disturbi a carico del sistema osteo-articolare e un’improvvisa difficoltà a eseguire gesti semplici o movimenti abituali. Non è un caso che condizioni quali mal di schiena, cervicalgie e dolori al ginocchio compaiano proprio in questa fase dell’anno. Lo sanno bene coloro che sono affetti da artrite, artrosi e altre problematiche di natura reumatica.
Con l’abbassamento delle temperature, per usare una similitudine, accade nell’organismo ciò che avviene quando si tenta di avviare un’auto ferma da tempo: la messa in moto diventa un’impresa. Come in ogni macchina che si rispetti, infatti, anche gli “ingranaggi” del corpo umano possono bloccarsi, vuoi per ragioni endogene o per cause esogene, complicando sensibilmente lo svolgimento delle attività quotidiane.
Il trattamento dei dolori muscolo-scheletrici varia in funzione del livello percepito e della gravità della problematica da affrontare. Esistono diversi rimedi per il contrasto di questi disturbi. La medicina convenzionale, tuttavia, si limita in massima parte alla somministrazione di farmaci antinfiammatori, che possono presentare non poche controindicazioni.
Chi preferisce adottare soluzioni meno invasive e, soprattutto, prive di rischi per la salute, può ricorrere alla pratica della Magnetoterapia. Si tratta di una metodica di origine naturale capace di accelerare il processo di ricostruzione dei tessuti ossei e contrastare gli stati dolorosi. Una forma di fisioterapia scientificamente riconosciuta e sempre più prescritta dai medici italiani.
Molti scienziati concordano ormai sul fatto che contro la lombalgia, comunemente definita “mal di schiena”, i farmaci rappresentino l’ultima risorsa. Sembra preferibile infatti prevenire il disturbo o affidarsi a cure alternative e naturali.
Di mal di schiena ha sofferto almeno una volta nella vita più dell’80% della popolazione italiana. Secondo l’American College of Physicians (ACP), l’organizzazione statunitense dei medici di medicina interna, l’approccio terapeutico tradizionale dovrebbe essere profondamente rivisto, nell’interesse primario del malato. I farmaci, effettivamente, presentano rilevanti controindicazioni e possono produrre gravi danni all’organismo.
La ricetta proposta degli studiosi è in realtà piuttosto semplice: fare più ginnastica posturale (yoga, massaggi, tai-chi o pilates) e ricorrere alle soluzioni farmacologiche solamente quando davvero necessario, su stretto controllo del proprio medico. Una rivoluzione rispetto a quanto predicato in passato.
Per la cura del comune mal di schiena non esiste una “pillola magica”. In caso di dolori lombari, acuti o cronici, può essere utile la magnetoterapia, una metodica non invasiva e priva di rischi per la salute capace di accelerare il processo di ricostruzione dei tessuti ossei e contrastare il dolore.
Sono sempre più frequenti, e ormai pressoché presenti in ogni stagione, quei fastidiosi sbalzi di temperatura che accentuano i malesseri all’apparato muscolo-scheletrico. Si passa infatti da temperature particolarmente elevate a condizioni di freddo pungente, con sbalzi termici superiori ai 10 gradi nell’arco di poche ore.
Sembrebbe proprio che il popolare modo di dire “non ci sono più le stagioni di una volta” abbia assunto una valenza scientifica o quantomeno empiricamente verificabile.
Nei casi di instabilità delle temperature atmosferiche, i disturbi a carico delle articolazioni (caratterizzati da fenomeni infiammatori e degenerativi cronici) vengono sottoposti ad un considerevole stress. Come conseguenza, molte persone avvertono una maggiore difficoltà nei movimenti, disagio che si manifesta in tutta la sua gravità nel limitato o mancato svolgimento delle azioni abituali, sia in casa che nell’ambiente lavorativo.
Non vanno nemmeno sottovalutati gli sbalzi di temperatura legati alle abitudini umane. Assistiamo tutti all’uso indiscriminato dei condizionatori in ogni spazio o ambiente quotidiano, dalla casa al luogo di lavoro, passando per i mezzi di trasporto e gli esercizi commerciali. Anche in questi circostanze coloro che soffrono di patologie osteo-articolari si ritrovano a subirne gli effetti negativi.
Le soluzioni tradizionali sono quelle che fanno ricorso ai farmaci. Tali rimedi, tuttavia, spesso non risolvono il problema e possono avere effetti indesiderati.
In caso di dolori persistenti o fastidi di natura cronica, una delle metodologie più efficaci consigliate dagli specialisti è la Magnetoterapia, metodica non invasiva e priva di rischi per l’organismo, capace di contrastare gli stati dolorosi e accelerare il processo di ricostruzione dei tessuti ossei.
Focus sull’epicondilite, il celebre “gomito del tennista”.
Se lavarsi i denti o sollevare una bottiglia risulta improvvisamente difficile ci si potrebbe trovare di fronte al noto gomito del tennista o epicondilite, una delle problematiche muscolo-scheletriche più diffuse. Ma che cosa si intende per epicondilite? E, soprattutto, come è possibile porvi rimedio?
Hai sempre sentito parlare del famigerato gomito del tennista, ma non sai nulla a riguardo? Vorresti avere qualche informazione in merito, ma non sai dove cercarle? Sei nel posto giusto! Leggendo questo articolo scoprirai cos’è l’epicondilite, da cosa è causata e come si deve trattare il problema.
Prima di iniziare la nostra disamina, ricordiamo che questo articolo presenta solamente alcune informazioni utili alla comprensione del problema esaminato. Per ogni ulteriore approfondimento e/o diagnosi accurata invitiamo ad interpellare il proprio medico.
Pronto a saperne di più sull’epicondilite? Cominciamo!
EPICONDILITE: LE STATISTICHE
Il gomito del tennista o epicondilite laterale insorge nel momento in cui movimenti ripetuti compromettono l’estensione del polso e le normali funzionalità dell’avanbraccio. Sono considerati soggetti a rischio coloro che praticano sport con racchetta, ma anche gli individui che svolgono specifiche attività professionali (ad esempio: cuochi, giardinieri e falegnami).
L’epicondilite tende a manifestarsi tra i 30 e i 50 anni di età. Nonostante ciò, chiunque può essere colpito dal disturbo qualora sia esposto ai rispettivi fattori predisponenti.
EPICONDILITE: COS’E’
Si ha a che fare col gomito del tennista quando i tendini che collegano i muscoli dell’avambraccio all’epicondilo laterale (la parte esterna del gomito) risultano infiammati. In genere, l’epicondilite è determinata da un sovraccarico funzionale. Non per nulla, la problematica interessa sopratutto i soggetti che ripetono più volte determinati tipi di azione.
Il gomito del tennista è una tendinopatia inserzionale: il processo flogistico interessa l’inserzione dei muscoli estensori dell’avambraccio, quelli che originano dall’epicondilo laterale del gomito (localizzato in prossimità dell’estremità inferiore dell’omero).
Il gomito dal tennista colpisce solo i tennisti?
Il 95% degli individui affetti da epicondilite non pratica il tennis. Viceversa, una percentuale considerevole dei tennisti (tra il 10 e il 50% del totale) presenta una sintomatologia riconducibile al disturbo descritto.
EPICONDILITE: LE CAUSE
L’epicondilite è dunque causata da un’infiammazione a carico delle strutture muscolo-tendinee responsabili dell’estensione del polso o delle dita della mano.
Si tratta di una condizione che ha luogo principalmente quando i muscoli e i tendini del gomito sono indotti a sforzi eccessivi oppure quando movimenti scorretti determinano microtraumi ripetuti.
N.B: L’epicondilite è una malattia curabile, ma può peggiorare in modo considerevole se non viene trattata tempestivamente ed in maniera adeguata.
EPICONDILITE: I SINTOMI
Il principale sintomo dell’epicondilite è il dolore avvertito in corrispondenza dell’epicondilo laterale, appena sotto il gomito; disturbo che può irradiarsi al polso e alla mano.
Inizialmente, la sensazione dolorosa compare nel momento in cui si eseguono movimenti di estensione del polso, aumentando con il coinvolgimento dei muscoli vicini. Con il passare dei giorni, non di meno, il dolore può propagarsi lungo l’intero arto superiore e persistere anche a riposo. Le attività di tutti i giorni vengono così compromesse: semplici gesti quali dare la mano, sollevare una bottiglia o aprire una porta diventano improvvisamente ostacoli insormontabili.
Lo stato di infiammazione può durare dai sei mesi ai due anni. I sintomi tendono comunque a manifestarsi con gradualità.
Oltre al dolore, sintomi tipici dell’epicondilite sono l’indebolimento dei movimenti della mano e l’aumento della rigidità muscolare. Il braccio colpito è prevalentemente quello dominante, ma entrambi gli arti possono essere interessati dal disturbo.
EPICONDILITE: LA DIAGNOSI
La diagnosi si effettua mediante la palpazione diretta e l’esecuzione di specifici test di accertamento (Cozen e Mills) durante l’esame obiettivo. Per escludere la presenza di altre patologie, ad ogni modo, possono essere prescritte indagini ai raggi X e risonanze magnetiche.
EPICONDILITE: LA TERAPIA
Il trattamento dell’epicondilite è in genere conservativo. Si preferisce ricorrere alla soluzione chirurgica soltanto se strettamente necessario.
Trattandosi di una condizione autolimitante, l’infiammazione può guarire spontaneamente con il riposo. Tuttavia, se non gestita in modo corretto, la problematica può cronicizzarsi.
Le tecniche di manipolazione possono contribuire alla riduzione della rigidità muscolare. Analogamente, rimedi quali l’applicazione di impacchi freddi, l’utilizzo di tutori di supporto e l’assunzione di medicinali antidolorifici (paracetamolo e farmaci non steroidei) possono rivelarsi utili per contrastare il dolore, che può persistere a lungo. In alcuni casi, non a caso, possono essere prescritte iniezioni di corticosteroidi (tramite infiltrazioni).
EPICONDILITE: COME INTERVENIRE
Sfortunatamente, le procedure convenzionali non rispondono sempre alle aspettative del malato. I rimedi farmacologici tradizionali possono essere mal tollerati o provocare reazioni avverse. L’applicazione locale di gel cutanei, viceversa, per alcuni può risultare fastidiosa. Gli interventi chirurgici, d’altra parte, per quanto alle volte necessari, non sono esenti da rischi e comportano notevoli disagi.
Nei casi in cui le terapie convenzionali non rappresentano la soluzione al problema, possono intervenire le terapie fisiche, in grado di accelerare il percorso di guarigione e contrastare i sintomi dell’epicondilite. Ove il dolore persiste e/o condiziona la qualità di vita del malato si raccomanda l’impiego della magnetoterapia, metodica sicura e non invasiva per il trattamento dei disturbi reumatici. Una soluzione pratica ed efficace contro il gomito del tennista.
Guida sulla sindrome del tunnel carpale e su come combattere questa problematica sempre più frequente.
Formicolii che rovinano il sonno, intorpidimenti alla mano, senso del tatto alterato; la celebre sindrome del Tunnel carpale è una delle patologie più temute dagli italiani. Pochi sanno però in che cosa consista questo disturbo.
Hai sempre sentito parlare della sindrome del tunnel carpale, ma non sai nulla a riguardo? Vorresti avere qualche informazione in più sull’argomento, ma non sai dove cercarle? Sei fortunato: questo è il posto che fa per te! Dopo la lettura di questo articolo saprai cos’è la sindrome del tunnel carpale, da cosa è causata e quali sono le terapie per la sua cura.
Prima di introdurci nello studio della sindrome del tunnel carpale, ricordiamo che questo contributo offre solamente spunti utili alla comprensione del problema: non si sostituisce al consulto medico, che rimane infatti di esclusiva competenza medica.
Fatte queste premesse, possiamo ora iniziare a parlare della sindrome del tunnel carpale.
SINDROME DEL TUNNEL CARPALE: LE STATISTICHE
La sindrome del tunnel carpale può colpire qualsiasi fascia d’età. Tendenzialmente, tuttavia, interessa soprattutto gli adulti in età lavorativa. La problematica è molto frequente fra la popolazione italiana e si manifesta con un’incidenza maggiore fra i 30 e i 50 anni.
Oltre alle condizioni sopra menzionate, fra i fattori di rischio associati alla sindrome tunnel carpale figurano specifiche situazioni fisiologiche (gli stati di gravidanza), le malattie sistemiche (diabete, artrite reumatoide e ipotiroidismo), gli eventi traumatici e la storia familiare. Sembra inoltre che lavori ripetitivi e manuali (come ad esempio l’utilizzo prolungato del pc) possano essere coinvolti nello sviluppo della sindrome.
SINDROME DEL TUNNEL CARPALE: COS’E’
La sindrome del tunnel carpale è un disturbo localizzato che determina dolore, senso di intorpidimento e un fastidioso formicolio nella zona della mano. Tale stato patologico rientra nel gruppo delle neuropatie da intrappolamento (interessa infatti il nervo mediano del polso).
SINDROME DEL TUNNEL CARPALE: LE CAUSE
Il tunnel carpale è una struttura anatomica, situata all’altezza del polso, che forma una sorta di passaggio per il nervo che scorre lungo tutto il braccio fondamentale per i movimenti degli arti superiori: il nervo mediano. La sindrome del tunnel carpale insorge quando il nervo mediano subisce una compressione nervosa tale da ridurre la propria funzione sensitiva e motoria. Schiacciato dai tessuti circostanti, ilnervo mediano finisce per irritarsi, dando origine alla sensazione dolorosa. Il meccanismo alla base dello schiacciamento nervoso è tuttavia ancora sconosciuto.
SINDROME DEL TUNNEL CARPALE: I SINTOMI
La sindrome del tunnel carpale si distingue per il caratteristico senso di intorpidimento alla mano (formicolio), che può essere talvolta associato a dolore. I disturbi possono essere inizialmente intermittenti e diventare cronici nel corso del tempo. I sintomi della sindrome del tunnel carpale tendono ad acutizzarsi durante la notte ovvero nel momento in cui vengono stabilmente sollecitate le regioni interessate.
Oltre ai segnali tipici, la sindrome del tunnel carpale può dar luogo a manifestazioni sintomatiche quali gonfiore, alterazioni del colore della pelle e atrofie muscolari, con conseguente difficoltà a compiere le più semplici azioni manuali come scrivere o impugnare un oggetto.
SINDROME DEL TUNNEL CARPALE: LA DIAGNOSI
Solitamente, un esame obiettivo accurato è sufficiente per diagnosticare la sindrome del tunnel carpale. In alcuni casi, ad ogni modo, è necessario ricorrere ad ulteriori controlli per accertare la natura reale del disturbo. Fra gli esami strumentali cui è possibile ricorrere vi sono l’elettromiografia e il test dei raggi X.
SINDROME DEL TUNNEL CARPALE: LA TERAPIA
La terapiadella sindrome del tunnel carpale può essere conservativa o chirurgica, a seconda della gravità e della durata della sintomatologia. Il trattamento terapeutico dipende dalla gravità e dalla durata dei sintomi. Quando i disturbi sono moderati la terapia è in genere conservativa. Solamente nei casi più gravi si intraprende la strada della chirurgia.
Rientrano in questo gruppo di trattamenti, l’impiego di impacchi di ghiaccio, l’utilizzo di tutori in grado di bloccare la flessione del polso e la somministrazione di farmaci corticosteroidi (antinfiammatori). Per prevenzione, può essere utile comunque correggere alcuni comportamenti: prendere delle pause durante il lavoro, migliorare la postura del corpo e ridurre lo stato di tensione alle articolazioni.
SINDROME DEL TUNNEL CARPALE: COME INTERVENIRE
Alcune soluzioni farmacologiche possono essere somministrate tramite iniezione locale direttamente sulla zona dolente. Un uso prolungato di questi composti può avere tuttavia gravi effetti collaterali. Senza contare che questi rimedi rappresentano in ogni caso risposte temporanee.
Anche l’intervento chirurgico, per quanto talvolta necessario (e fondamentalmente sicuro), non è esente da possibili complicazioni e non esclude eventuali recidive. I postumi dell’operazione, peraltro, possono farsi sentire a lungo, creando notevoli disagi sulle abitudini quotidiane.
In queste circostanze, ma più in generale dove vi è la necessità di trattare i disturbi di natura osteo-articolare, la fisioterapia e la medicina integrata rivestono un ruolo fondamentale.
La magnetoterapia rappresenta un approccio non invasivo e non farmacologico che favorisce il naturale recupero della funzionalità e della forza muscolare compromesse dalla sindrome del tunnel carpale. Una soluzione pratica e facilmente applicabile contro questa problematica.
Ti sei mai chiesto perché gli anziani lamentano sempre (e con un certo anticipo) l’arrivo di una perturbazione? Esiste un nesso tra brutto tempo e dolori osteo-articolari?
In effetti la risposta è sì! La saggezza popolare di solito non sbaglia e capita che certe credenze trovino conferma nella scienza: è questo il caso del legame fra tempo atmosferico e dolori reumatici. Gli studiosi hanno infatti evidenziato una relazione diretta fra meteo e salute, con freddo e temporali che fanno aumentare i dolori muscolari anche dell’80%.
Ma la “colpa” non ricade qui sul presunto responsabile del dolore stagionale e cioè la tanto temuta umidità, bensì sulla pressione atmosferica. Si tratta di un fenomeno naturale complesso, che non è però difficile da comprendere: per analogia, potremmo dire che l’atmosfera ci circonda come fossimo completamente immersi nell’acqua ed è proprio per questo che non ci accorgiamo del suo peso. Tuttavia, quando il barometro segna bassa pressione e le nuvole sono cariche di vapore acqueo, il “peso” dell’atmosfera aumenta vistosamente. Tale variazione influenza ovviamente il nostro organismo, rischiando di condizionare la nostra salute.
Soffrono degli sbalzi di temperatura le giunture e le ossa, soprattutto se queste hanno subito in precedenza dei traumi, come ferite, cicatrici e vecchie fratture o in presenza di osteoporosi. Per non parlare della spina dorsale, sulle cui vertebre l’aumento della pressione causa notevoli disagi e forti dolori. Ciò è percepito in particolare dagli anziani, che in genere non hanno più una muscolatura in grado di svolgere un’azione di sostegno.
Non ci resta dunque che complimentarci con la nonna per l’ennesima, esatta previsione meteorologica.
Questo tipo di dolori possono essere comunque contrastati in modo efficace mediante la Magnetoterapia, una disciplina naturale che sfrutta la forza benefica dei magneti sul corpo umano.